Intervista per Laspezia Oggi (23-02-2014)
A cura di Paola Settimini
http://www.laspeziaoggi.it/news/2014/02/la-donna-del-mese-irene-veneziano-la-pianista-italiana-che-affascina-un-pubblico-mondiale/
La donna del mese: Irene Veneziano, la pianista italiana che affascina un pubblico mondiale
Dedichiamo l’appuntamento con la donna del mese di febbraio a Irene Veneziano, una giovane pianista che svolge un’intensa attività concertistica in Europa, Asia, Africa e America. A Pechino è stata nominata membro onorario del Beijing Bravoce Music Club. Nel 2011 ha debuttato al Teatro Alla Scala di Milano, con grande successo di pubblico e critica; ha vinto una trentina di concorsi pianistici nazionali e internazionali. Irene, bella e talentuosa, è consulente artistico della stagione concertistica nelle oncologie “Donatori di musica”, una rete di musicisti, medici e volontari, nata nel 2009 per realizzare e coordinare stagioni di concerti negli ospedali. L’esperienza emotiva ed umana dell’ascolto della musica dal vivo è un diritto di tutti, e in particolare di chi si trova ad affrontare situazioni critiche.
LaSpeziaOggi ha intervistato Irene per voi!
Quando e come hai scoperto l’amore per la musica e il pianoforte?
Fin da piccola dimostravo una particolare attrazione per la musica. I miei genitori mi raccontano che mi fermavo come ipnotizzata davanti ai suonatori di strada e che per convincermi ad andare dovevano trascinarmi via. Ho ancora un disegno di quando avevo circa cinque anni che rappresenta la mia casa futura dentro la quale compare inspiegabilmente un pianoforte, fornito di strani bottoncini e di un coperchio molto fantasioso: i miei genitori non sono musicisti e non avevo strumenti musicali in casa. Ricevuta in dono la mia prima pianola, mi divertivo a cercare i tasti corrispondenti alle melodie delle canzoni di Lucio Battisti, che tanto amavo. All’età di nove anni, capitò che una mia amichetta cominciò a prendere lezioni di pianoforte e chiesi ai miei genitori di poter iniziare anch’io.
Non so spiegare il mio amore per il pianoforte e per la musica classica. Davanti ai miei occhi di bambina c’era solo il pianoforte e nessun altro strumento. Ci sono molti motivi per apprezzare questo meraviglioso strumento, ma adesso posso dire che è il suono del pianoforte a conquistarmi: la sua voce.
Della musica mi sono innamorata gradualmente, col passare del tempo: ora non potrei più farne a meno!
Suonare mi realizza completamente. La musica è espressione: è il mio modo di sprigionare l’energia che sento ribollire dentro di me. Ogni aspetto della mia personalità, il lato razionale e quello istintuale paradossalmente forti alla pari nel mio carattere, viene appagato dalla musica che è ragione, logica, forma ma anche sentimento, emozione, irrazionalità, istinto, creatività estemporanea. La musica mi fa essere una persona migliore: mi fa crescere e mi permette di conoscere sempre di più me stessa. Mi rende umile, mettendomi di fronte ai miei limiti. Mi rende migliore per gli altri: capita che persone annoiate dalla vita, piene di problemi o anche malate, vivendo un attimo speciale, un momento “di sogno” durante un concerto riescano a trovare la forza di andare avanti.
Quali sono stati i tuoi esordi?
I primi anni di studio sono stati molto piacevoli: suonare il pianoforte era per me un bellissimo passatempo. La mia prima maestra, Caterina Sibilia, era riuscita a trasmettermi grande entusiasmo e, nonostante studiassi molto poco, facevo grandi progressi in breve tempo. Cominciai a partecipare a concorsi musicali e a ottenere i primi riconoscimenti. A quel tempo e per diversi anni non immaginavo che avrei fatto della musica il mio lavoro (sognavo di diventare un’insegnante di matematica!). Forse è anche per questo che ora mi sento così serena: è stato un percorso graduale, senza forzature, e ho sempre vissuto la musica con gioia, senza mai rinunciare al divertimento e ai piaceri dell’infanzia.
Ho cominciato a suonare in pubblico grazie ai concorsi a cui ho partecipato e che spesso avevano in premio dei concerti. A poco a poco il mio nome è cominciato a girare, le associazioni per cui suonavo mi richiamavano per l’anno successivo e gradualmente, grazie al passaparola di persone che mi hanno apprezzato, è cresciuta la mia attività concertistica.
Qual è stato il tuo percorso di studi?
Avevo superato brillantemente i primi esami (Teoria e solfeggio e il Compimento inferiore di pianoforte) da privatista contemporaneamente agli esami di terza media. L’anno successivo mi sono iscritta al Conservatorio di Gallarate dove mi sono in seguito diplomata con lode e menzione. Contemporaneamente ho frequentato il Liceo Scientifico.
A causa della riforma scolastica, che rendeva incompatibile lo studio universitario con lo studio della musica, fui costretta a prendere una decisione. La scelta fu per me molto sofferta perché amavo studiare e non mi mancavano le capacità: soprattutto per quest’ultimo motivo i miei professori e molte delle persone che mi conoscevano mi consigliavano di proseguire gli studi universitari, anche per avere maggiori prospettive di lavoro. Ringrazio ancora i miei genitori per avermi lasciata completamente libera in questa scelta e per avermi esclusivamente aiutato ad analizzare le possibilità che mi si prospettavano. Nonostante i consigli che ricevevo e i dubbi che mi attanagliavano, qualcosa mi spinse infine a scegliere la musica. Ero pronta a cambiare strada dopo un anno o due se avessi percepito di non essere realizzata o di trovarmi in difficoltà. Per fortuna niente di tutto questo accadde, anzi la mia attività crebbe maggiormente soprattutto in quegli anni e dedicarmi esclusivamente alla musica non fece che accrescere la mia passione.
Dopo il diploma di pianoforte decisi dunque di impegnarmi al massimo e frequentai diversi corsi musicali contemporaneamente. Ottenni il Diploma presso l’Accademia di Perfezionamento pianistico di Santa Cecilia di Roma con lode, il Diploma diDidattica della Musica e la Laurea di II livello in pianoforte con lode e menzione al Conservatorio “G. Verdi” di Milano e per finire il Diploma con menzione del corso diMusica da Camera presso l’Accademia Internazionale di Imola. Ringrazio ogni mio singolo insegnante per ciò che ha voluto donarmi: ognuno di loro ha contribuito a formare quel mondo che ora mi ritrovo ad essere.
Cosa fai ora?
La mia attività concertistica prosegue costantemente. Nei prossimi mesi suonerò in Perù, in Repubblica Ceca, a Parigi, a Madrid e a Londra, oltre che in diverse città italiane. Suono quasi sempre da solista, qualche volta con orchestra (quest’anno suonerò il Primo e il Quarto Concerto di Beethoven per pianoforte e orchestra) e molto spesso in formazioni da camera. Adoro la musica da camera, che considero una delle esperienze più intense e stimolanti che ci possano essere: si tratta di un vero e proprio rapporto d’amore in cui ci si ascolta, ci si supporta, si propone, ci si spinge, si crea qualcosa di bellissimo ed emozionante insieme, qualcosa dove ognuno è ugualmente importante e nessuno può fare a meno dell’altro.
Da circa due anni sono anche diventata imprenditrice di me stessa e ho realizzato due cd e un vinile autoprodotti, che vendo regolarmente on line e durante i concerti.
Da alcuni anni tengo corsi di perfezionamento estivi e annuali in diverse città italiane, come Novara, Verbania, San Benedetto del Tronto, Santa Margherita Ligure.
La grande novità di quest’anno è che sono docente di pianoforte al Conservatorio “A. Scontrino” di Trapani. Anche se i viaggi sono lunghi e faticosi, sono davvero felice di questo nuovo lavoro, che mi riempie di soddisfazione ed entusiasmo. Trovo che insegnare sia uno scambio meraviglioso: impara l’allievo, impara l’insegnante, si costruisce qualcosa insieme.
Hai suonato in tutto il mondo, in Italia hai lo stesso successo che all’estero? E’ vero il detto che nessuno è profeta in patria e, se si, perchè?
Ho percepito apprezzamenti da parte del pubblico sia in Italia che all’estero senza particolari differenze. Ogni popolo certamente si esprime a modo suo: ricordo ancora con stupore le standing ovation di un pubblico svedese che avrei immaginato meno caloroso, o la compostezza di un pubblico cinese che dopo moderati applausi faceva invece pazientemente la fila a fine concerto per avere una fotografia o un autografo.
In Italia ho riscontrato una certa esterofilia soprattutto nei concorsi musicali: pare che per alcune giurie e associazioni il concorso può assumere maggior prestigio e importanza se a vincere è uno straniero.
Tuttavia non posso dire la stessa cosa del pubblico italiano: sono sempre stata accolta con calore ed entusiasmo dal Nord al Sud Italia. L’Italia musicale mi ha sempre apprezzato e cercato, e sono riuscita fino ad ora a vivere del mio lavoro senza particolari problemi, riuscendo a calcare anche alcuni palchi importantissimi, come quello del Teatro Alla Scala di Milano. Sono veramente felice che sia stato sempre così perché amo profondamente il mio Paese e non vorrei vivere da nessun’altra parte.
Hai dovuto rinunciare a qualcosa per la musica?
Lo studio professionale della musica porta in sé uno stile di vita che ti obbliga a rinunciare a qualcosa.
Durante il periodo scolastico dovevo studiare moltissimo (moderando spesso le uscite con gli amici) e organizzarmi efficacemente per portare avanti nel migliore dei modi lo studio liceale e del pianoforte contemporaneamente. Il musicista deve necessariamente studiare quotidianamente per diverse ore per raggiungere un alto livello qualitativo: ciò comporta che, soprattutto in vista di particolari impegni, non sia possibile fare vacanze molto lunghe; a volte capita anche che si perda completamente di vista il concetto di riposo. Lo studio musicale assorbe fortemente la mente del musicista: ci si ritrova immersi nella musica anche quando non si sta suonando e dunque si è spesso impossibilitati a riposarsi effettivamente (ed ecco da dove nasce lo stereotipo del musicista con la testa fra le nuvole!). Suonare professionalmente porta a viaggiare, a stare lontani da casa per periodi più o meno lunghi, a spostarsi a volte freneticamente da un luogo all’altro. La stanchezza che ne deriva si va a sommare all’adrenalina da palcoscenico che, sempre presente, rende più intense ma anche molto più faticose le performance.
Nonostante tutto questo, non ho mai rinunciato a qualcosa con dispiacere: quando c’è la passione ogni sforzo non è un sacrificio ma una sfida che non si vede l’ora di affrontare.
Quali sono i compositori che prediligi?
Nasco come “romantica”: Fryderyk Chopin è da sempre stato il mio compositore preferito in assoluto. La musica romantica e anche post-romantica è molto vicina al mio modo di sentire: la trovo piena di significato, di emozione. Sento che è un tipo di espressione che mi risulta naturale, anche dal punto di vista strettamente pianistico.
Il mio gusto sta evolvendo con il passare del tempo, di pari passo con la mia maturità musicale, culturale e pianistica. Nell’ultimo periodo per esempio ho cominciato a comprendere e ad apprezzare maggiormente la musica del periodo Classico e Barocco, che fino a qualche anno fa sentivo molto distante.
Cosa pensi dell’educazione musicale in italia?
Trovo che questo sia un argomento molto importante e spesso sottovalutato.
La musica e l’arte sono la forza del nostro Paese. Siamo conosciuti in tutto il mondo per la cultura della nostra storia e per il ruolo fondamentale che l’Italia ha avuto per la musica. I giovani musicisti all’estero sognano di studiare in Italia. Paradossalmente solo all’estero l’Italia è considerata la patria della musica, mentre in Italia nessuno se ne accorge!
I politici non si rendono conto che il nostro Paese potrebbe praticamente vivere solo di cultura, musica e arte, fonti di ricchezza economica e spirituale enorme. Il mio parere è che non solo il nostro Stato non valorizzi adeguatamente il mondo musicale, ma che in questo periodo di crisi economica ne stia cagionando una graduale distruzione, riducendo all’inverosimile i fondi destinati alla cultura, provocando la morte di molte associazioni e orchestre, allontanando i talenti italiani da un mondo che sembra non avere più prospettive.
Ritengo che questo argomento sia strettamente collegato all’educazione musicale, che considero inadeguata.
È scientificamente provato che lo studio della musica sia utilissimo per la mente di un bambino, perché attiva molte aree cerebrali contemporaneamente e aiuta il cervello ad essere più elastico, reattivo, efficiente. Inoltre, un’adeguata educazione musicale consente la formazione di un popolo consapevole del valore culturale del proprio Paese e del rispetto e della considerazione che esso merita.
La cultura e l’arte rendono le persone migliori. Se dessimo alla musica il ruolo fondamentale che dovrebbe avere nell’educazione, compieremmo certamente enormi passi avanti.
Quali sono le prospettive per i giovani musicisti nel nostro Paese?
Questo periodo di crisi coinvolge negativamente molti campi lavorativi. La musica è uno dei settori più colpiti, perché considerata meno importante, accessoria. In Italia ci sono moltissimi giovani appassionati di musica e numerosi talenti che sviluppati e sostenuti potrebbero portare alto il nome del nostro Paese in tutto il mondo. Purtroppo trovare un lavoro nel campo musicale è diventato sempre più difficile anche possedendo elevate capacità e quindi tra i giovani aleggia un enorme senso di sfiducia; moltissimi di loro decidono infatti di andare all’estero, dove spesso trovano maggiore considerazione e possibilità lavorative.
Ciò che consiglio a ogni giovane musicista è di non lasciarsi abbattere, di credere nella sua passione e nelle sue potenzialità e, soprattutto, di darsi da fare in ogni modo con impegno ed entusiasmo per ottenere i risultati che desidera.
Quanto è importante per i giovani coltivare una passione sia essa sportiva o musicale?
Penso che coltivare una passione sportiva o musicale sia fondamentale per la crescita di ogni persona. La musica come lo sport presuppone impegno, rigore, costanza: ci fa capire che per ottenere qualcosa di bello dobbiamo fare degli sforzi e che la soddisfazione deriva proprio dal percorso che compiamo per raggiungere un determinato risultato. Ci pone degli obiettivi, permettendoci di migliorarci, di andare sempre “oltre”. Ci mette di fronte a degli inevitabili fallimenti, che ci fanno imparare a essere umili e a rialzarci dopo una caduta. Ci fa divertire, piangere, ridere. Ci fa imparare a vivere.
Che senso avrebbe il nostro esistere senza dedicarci a ciò che amiamo e che riempie la nostra vita?
Per seguire Irene Veneziano ed essere informati sulle date dei suoi concerti visitate il sito www.ireneveneziano.com